Caleidoscopio 2025
Non abbiamo di fronte alcuna panoramica. Il contesto attuale è caratterizzato da una molteplicità di variabili eterogenee, discordanti, quasi sempre contraddittorie: una realtà più simile ad un caleidoscopio che a un'immagine statica.
Prepariamoci ad un’epoca in cui tutti ci occuperemo di tecnologia.
Qual è il modo migliore per prepararsi? Essere molto bravi ad imparare. E formarsi è un imperativo. Lo abbiamo ripetuto numerose volte, non è un modo di dire.
La curva di adozione dell’IA si comprende solo a posteriori: il collo di bottiglia è imprevedibile. Per accelerare l’adozione e l’efficacia delle tecnologie emergenti le organizzazioni devono iniziare con una chiara visione strategica. È necessario definire le iniziative chiave che guidano l’organizzazione dal punto di vista strutturale, finanziario e del cliente. Questo approccio consente di incanalare gli investimenti verso le aree che generano il massimo valore, trasformando l’incertezza tecnologica in un percorso concreto verso l’innovazione e la crescita economica, sapendo che con il calo dei costi, l’utilizzo di queste tecnologie esploderà. Una delle sfide principali nell'adozione è rappresentata da quella che viene definita la “productivity j-curve”. Questo fenomeno descrive il periodo iniziale di investimenti significativi in cui la produttività sembra calare, prima di raggiungere una crescita sostenuta. Per minimizzare questa curva, le organizzazioni devono non solo investire in infrastrutture, formazione e integrazione tecnologica, ma anche abbracciare approcci come il design thinking e la data science per allineare rapidamente tecnologie e obiettivi aziendali.
Ma l’apprendimento deve essere molteplice e la capacità di apprendere dall’esperienza rappresenta la chiave, soprattutto quando il passato si trasforma in un limite e il futuro appare avvolto nell’incertezza. Tutto questo mentre il dataismo ci ha fatto abdicare da produttori del sapere e conoscenza, mettendoci sempre più in difficoltà nella comprensione di ciò che ci circonda dato che quello che definiamo come sapere oggi viene prodotto dalle macchine e condotto dai dati.
La curva di apprendimento economica evidenzia come l’esperienza possa abbassare i costi e migliorare l’efficienza. Il problema è che accelerare questa curva non significa solo accumulare esperienza: richiede una strategia che combini l’esplorazione delle capacità tecnologiche con un’architettura olistica che supporti il miglioramento continuo. È qui che l’applicazione di metodologie innovative come il design thinking possono aiutare a individuare le metriche e soprattutto i processi chiave per ottimizzare le performance.
Ma è anche qui che emerge un concetto spesso frainteso ma cruciale per affrontare il cambiamento: l’aggressività. Questa parola, oggi penalizzata e connotata quasi esclusivamente in senso negativo, nasconde in realtà una forza straordinariamente costruttiva. La sua radice etimologica, ad-gredior, significa “vado in avanti, avanzo”. Non è sinonimo di distruttività, ma di dinamismo, espansività, autoaffermazione. Questa è l’energia che ci consente di non arretrare, ma di adattarci e guidare il cambiamento e l'intelligence economica diventa l'arma che consente di raccogliere, analizzare e utilizzare le informazioni come strumento di difesa e attacco. Questo approccio proattivo permette di anticipare i cambiamenti, proteggere le risorse e cogliere opportunità in un mondo in continua trasformazione.
Guerra cognitiva: il controllo delle informazioni come potere
La conoscenza e l'informazione sono oggi le risorse più preziose, il controllo delle informazioni e la capacità di trasformarle in decisioni strategiche non sono solo strumenti difensivi, ma anche offensivi.
La competizione economica moderna non è più limitata da una questione di prodotti o servizi, ma oggi si combatte anche e soprattutto sul piano delle informazioni. Per questo motivo possiamo parlare di “guerra cognitiva” e dominanza cognitiva, evidenziando come il controllo e la manipolazione strategica delle informazioni possano influenzare decisioni, modelli di comportamento e perfino interi mercati. Questa forma di conflitto utilizza l’informazione come un’arma, non per ingannare, ma per destabilizzare i concorrenti attraverso polemiche fondate su dati oggettivi. In un’epoca in cui la tecnologia amplifica il potenziale delle informazioni, la guerra cognitiva e la dominanza cognitiva diventano un mezzo per acquisire vantaggio competitivo, proteggendo al contempo le proprie risorse critiche.
Nel particolare parliamo di una strategia che non si limita alla diffusione di messaggi persuasivi. È un’infrastruttura che combina dati, narrazioni e tecnologie avanzate per costruire un quadro di riferimento che guida azioni e reazioni. Non basta più possedere informazioni, bisogna saperle interpretare e trasformarle in strumenti di pressione e consenso.
La capacità di generare narrazioni credibili e coinvolgenti permette di plasmare non solo il presente ma anche le aspettative sul futuro, ridefinendo così i confini stessi del vantaggio competitivo.
L'urgenza da parte di qualsiasi impresa di adottare un approccio critico e proattivo alla dominanza cognitiva sarà sempre più evidente.
In un contesto di rapida evoluzione tecnologica, dove la democratizzazione dell’informazione rende ogni attore potenzialmente influente, è chiaro che è fondamentale non rimanere intrappolati in concezioni superate.
Il vero vantaggio risiede nella capacità di costruire significati in tempo reale, anticipando le mosse dei rivali e stabilendo un controllo narrativo che risuoni con l’esperienza e i valori degli interlocutori, i propri clienti.
Simulazione del reale e dissimulazione del potere
L’economia moderna, basata sull’interconnessione e sull’interdipendenza, non perdona l’immobilismo. L’attuale rapporto sovvertito e contrassegnato dalla preminenza delle forme per cui è medium che produce il messaggio ci fa anche comprendere che le moderne tecnologie non sono strumenti passivi, non sono commodity. Esigono comprensione critica e adattamento strategico.
Accumulare grandi quantità di informazioni non garantisce alcuna conoscenza superiore. La capacità di interpretazione e attribuzione di significato in tempo reale è ciò che distingue le organizzazioni di successo.
La competizione economica moderna non conosce più confini tra tempi di pace e di guerra. Viviamo in una fase di continua guerra economica, in cui gli strumenti tradizionali di conflitto sono stati sostituiti da pratiche sofisticate come il controllo delle informazioni, il lobbying e l’influenza normativa.
Questa realtà impone alle imprese di adottare strategie offensive e difensive per proteggere i propri interessi, preservare la sovranità economica, ridurre la vulnerabilità e aumentare sostanzialmente la capacità di previsione.
Ora torniamo alla manipolazione cognitiva, che rappresenta una delle armi più sofisticate e pervasive nel panorama competitivo contemporaneo. Al centro di questa dinamica si collocano due tecniche fondamentali:
La simulazione, che consiste nel mostrare ciò che è falso
La dissimulazione, che si traduce nel nascondere la realtà
Questi strumenti, utilizzati in modo strategico, permettono di alterare percezioni, plasmare decisioni e destabilizzare interi mercati o sistemi sociali.
La simulazione si manifesta attraverso la costruzione di narrazioni, dati o contesti volutamente ingannevoli, progettati per far credere al pubblico qualcosa che non esiste. È il caso, ad esempio, delle campagne di disinformazione che amplificano o distorcono eventi per generare panico, incertezza o vantaggi competitivi.
La dissimulazione, al contrario, opera nell’ombra: nasconde verità scomode o strategiche, limitando l’accesso a informazioni cruciali che potrebbero alterare equilibri di potere.
Nella competizione economica, governi, aziende e istituzioni utilizzano strategie simili per proteggere le proprie risorse o per guadagnare terreno sui concorrenti. La digitalizzazione e la diffusione capillare delle informazioni hanno amplificato il potenziale di queste pratiche, trasformando ogni interazione digitale in un possibile campo di battaglia cognitivo.
Evoluzione della cyber-dominanza
L'attuale panorama digitalizzato si frammenta in una rete distribuita di attori interconnessi. Questa evoluzione ridefinisce le dinamiche di controllo e crea nuove opportunità e vulnerabilità nel panorama economico e competitivo. La decentralizzazione delle infrastrutture digitali sta spostando il fulcro del potere verso modelli più agili e resilienti, dimostrando come l’efficacia risiede nella capacità di orchestrare flussi di dati tra molteplici nodi, mantenendo allo stesso tempo sicurezza, velocità ed efficienza.
Questo spostamento implica che il dominio del futuro non sarà esercitato attraverso il possesso delle risorse, ma tramite la capacità di integrarle, sfruttarle e proteggerle in un sistema distribuito. Va sempre ricordato poi che la digitalizzazione ha rivoluzionato la competizione economica, trasformando profondamente le dinamiche di accesso alle risorse e di creazione del valore, consentendo anche agli attori più piccoli di competere con i grandi colossi globali. La transizione verso un modello decentralizzato è però il grande cambiamento culturale. Le imprese devono abbracciare un approccio collaborativo, investendo in tecnologie emergenti e nello sviluppo di competenze avanzate.
Capiamo così sempre più che il mondo interconnesso, la velocità con cui le informazioni circolano rappresenta un vantaggio competitivo senza precedenti. Le organizzazioni che sfruttano la digitalizzazione per analizzare i dati in tempo reale, anticipare i trend di mercato e personalizzare le proprie offerte possono conquistare una posizione dominante in tempi record. La possibilità di accedere a tecnologie avanzate, come l’IA e l’analisi predittiva, consente di ridefinire le regole del gioco per chiunque, spostando il focus dalla quantità di risorse disponibili alla qualità dell’innovazione strategica.
Ogni attore, grande o piccolo, deve essere consapevole che non è più sufficiente competere con prodotti o servizi migliori. Le imprese devono quindi dotarsi di nuovi strumenti per navigare e dominare questo campo di battaglia invisibile, investendo in strumenti di intelligence cognitiva per identificare e neutralizzare queste pratiche, preservando al contempo la propria capacità di influenzare positivamente il proprio ecosistema.
In un mondo dominato dagli algoritmi, il contenuto più coinvolgente vince. Chi controlla la narrativa controlla il mercato.
Pronto per questo 2025? Non c’è tempo da perdere.