Algocrazia di Francesco Donato Perillo

“Ci siamo forgiati in un’era di carbone, di acciaio, di facile prosperità”, ricorda e afferma Joi Ito, direttore del MIT Media Lab. Ora l’era del silicio ma ancor più della società “oracolare” dell’IA, ci sta portando a comprendere che la vera pietra angolare restano le persone e le loro responsabilità.

Più “trasformazione” o più “digitale”, giustamente ci ricorda l’autore?

L’impatto dell’algocrazia per le imprese, sui loro rischi, su come cambieranno processi, governance e il modo stesso di prendere decisioni davanti alle evidenze è proporzionale alla nostra comprensione di quanto è stato lil processo di rivoluzione industriale portato dall’energia elettrica.

Sono davanti all’edizione “Algocrazia” di Francesco Donato Perillo edito dalla GueriniNext.

Perillo costantemente ci mostra che nella caverna, quello che vediamo sono e restano ombre e riflessi e la vera attenzione va data fuori, al reale co-evolvere di un’IA che ha solo come fine quello di migliorare costantemente se stessa, letteralmente divorando transazioni umane.

Le riflessioni e le suggestioni dell’edizione per manager e imprenditori sono preziosissime. Per le aziende 4.0 l’unica via per evitare il rullo compressore che l’IA genera, sarà quella di un deciso investimento in identità e non solo in tecnologie.

Quante volte stiamo riportando questo argomento al centro? Connotazione identitaria su cui si devono riflettere e immergere sempre più clienti e collaboratori dell’impresa.. “Agilità fa rima con stabilità” ci indica l’autore, aggiungendo “centralità” per persone, aziende e organizzazioni, seguendo il principio per cui ciò che è in basso è come ciò che è in alto.

Formazione come “oltraggio”

È a questo punto che si comprende l’importanza della formazione che deve diventare “oltraggio”. “Formazione che si deve porre come un “pre-testo” per stimolare nella pratica del quotidiano l’apertura di nuovi sentieri neuronali nella mente”, formazione che deve “indurre (in-ducere) le persone a stringere un patto con se stesse per mettersi alla prova.”

Termino con una domanda che l’autore invece ha posto tra le prime righe: sarà possibile salvaguardare al contempo natura del lavoro e obiettivi dell’impresa?

Un’edizione, a mio modesto parere, necessaria per qualunque imprenditore, manager o responsabile che vuole definirsi tale oggi.

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