Sorpasso tecnico

La visione di un'azienda alimentata da dati è più che mai l'aspirazione di molti. Peccato che resti solo tale.

Un recente studio di IDC ha confermato, con numeri più che incisivi, che le organizzazioni votate all'analisi dati ottengono risultati tangibili: triplicano i ricavi, dimezzano i tempi di commercializzazione dei prodotti e raddoppiano la soddisfazione del cliente. Comprendiamo così che la rivoluzione che si sta realizzando sul terreno internazionale consiste nel passaggio a una soluzione scientifica e tecnica dei problemi comuni.

Ma attenzione. Un inquietante sondaggio di NewVantage Partners ha rivelato che solo un quarto delle aziende può dirsi realmente guidato dai dati. Una minoranza ancor più esigua, il 21%, afferma di aver instillato una cultura dei dati nel proprio tessuto organizzativo.Il divario tra visione e realtà non è una mera questione di tecnologia. L’80% percento dei dirigenti cita, piuttosto, degli intangibili ostacoli culturali come il vero scoglio in questo panorama. Se queste cifre evocano una sorta di distopia aziendale, è perché delineano un panorama in cui l'irrazionalità e la resistenza culturale stentano a cedere il passo all'efficienza e aggiungo all’intelligenza. 

Le barriere umane, molto più dei limiti della macchina, sono i veri guardiani di questo stato di fatto. Il dilemma è noto a tutti quelli che hanno navigato in questi mari turbolenti e ne sono emersi con intuizioni preziose. Superati questi ostacoli all’orizzonte è importante segnalarne altri:

Riconoscere l’inaccuratezza dei dati

Nonostante l'eccellenza metodologica, anche la strategia analitica più raffinata può crollare se basata su dati errati. Tuttavia, la questione non è meramente tecnica. È fondamentale comprendere l'ontologia dei dati - la loro provenienza, il loro significato e il contesto in cui sono stati acquisiti. L'eliminazione di dati duplicati è una procedura semplice. Ma quando i dati sono intrinsecamente errati, ci troviamo di fronte a una sfida analitica non banale. In tale scenario, le soluzioni esigono non solo una padronanza dei meccanismi algoritmici, ma anche una penetrante comprensione multidisciplinare dell'ecosistema dei dati in cui si inseriscono. 

Contesto aziendale e consolidamento dei dati oltre la sfera tecnologica

La chiave del successo della maggior parte dei progetti di data governance è l'inclusione di esperti del contesto aziendale nel team di sviluppo. Così emerge l’importanza cruciale di un team interfunzionale per gestire le complessità inerenti terminologie, regolamentazioni diverse. Grazie a questa metodologia ciò che richiedeva anche 45 giorni per il reporting è ora possibile in sole 24 ore. E con l'evoluzione verso database event-driven, le informazioni sono accessibili in tempo reale.

Nessun beneficio a breve termine?

In ogni team di lavoro, la rinuncia al controllo proprietario dei dati è percepita come una minaccia all'autorità. Il dato è diventato sinonimo di potere. In molte organizzazioni le persone di un team spesso, per non dire quasi sempre, esitano ad affidarsi ai dati altrui. Si tende infatti a privilegiare le proprie fonti dati, progettando strumenti di reporting su misura. La proliferazione di database duplicati nelle organizzazioni diventa così un problema noto a tutti, peggiorato soprattutto dal fatto che quasi sempre il successo di progetti basati su dati, è la mancanza di benefici immediati. La questione cruciale è equilibrare la generazione di valore in segmenti gestibili e in tempi che mantengano alta l'attenzione, senza sacrificare la scalabilità.

Decentralizzare l’utilizzo e l’analisi dei dati

Tra le buone pratiche portate dall'agile transformation vi è l'accesso e la prioritizzazione a dati pertinenti nel formato desiderato verso gli utenti interni dell'azienda. L’implementazione di soluzioni analitiche personalizzate si capirà da subito che non è assolutamente una sfida non banale. È quello che va sotto il nome di decentralizzazione dell'analisi dei dati, un pratica che elimina la necessità di rivolgersi ad un team centrale o esterno per le informazioni di cui si ha bisogno. Naturalmente tutto parte da strumenti ed una formazione distribuita adeguati.

Escludere le persone dal processo di design di ecosistemi di dati

L'osservazione empirica suggerisce che trascurare le necessità del personale interno nella progettazione di sistemi di dati è sinonimo di fallimento. Il problema non è confinato alla gerarchia organizzativa. Anche la posizione di potenziali ruoli di  Chief Data Officer (CDO), interno o esterno che sia, è cruciale. Se i dati sono strategici, il CDO dovrebbe essere allineato al core business dell'azienda e a qualsiasi operazione di design di sistemi di dati. Con questa prospettiva, si può affermare che un'architettura di dati inclusiva e ben pensata, con il corretto allineamento strategico, è non solo auspicabile ma essenziale per la realizzazione di soluzioni  guidate dai dati sostenibili e scalabili.

Mancanza di fiducia

Senza fiducia interna, la transizione a un'impresa guidata dai dati è una chimera. Eppure, una volta instaurata, nasce un circolo virtuoso. Secondo una ricerca di CapGemini, le aziende con un utilizzo intensivo di analisi dei dati vedono un aumento del 18% nella fiducia dei dipendenti e sono significativamente più propense a riuscire nel cambiamento organizzativo.

Molti temono che la tecnologia soppianti il giudizio umano, invece di potenziarlo. La vera sfida è educare le persone a comprendere il valore delle decisioni basate sui dati senza annullare l'importanza della loro esperienza e del loro intuito.

Diventare un'impresa data-driven è un viaggio tanto culturale quanto tecnologico. Richiede un impegno sistematico per costruire una fiducia che, una volta ottenuta, si traduce in un vantaggio competitivo insostituibile.

Stimolando dibattito, creando confronto e aprendo brecce di pensiero forse capiamo che davanti a noi potrebbe comporsi l’occasione unica dove i moderni dipendenti di un'azienda impareranno a conoscere attraverso i dati, a disporre di un’altra mente, grazie all’IA, per sgravarsi da ciò che non sarebbe più necessario e liberare così energie e forze per il superamento di sé, per ricevere in premio ai loro sforzi quella libertà che attiva la creatività, l’arte, la scienza e la tecnica.

L'Europa, così soprattutto l'Italia non possono e non devono diventare un enorme contenitore di piccoli laboratori e bottegucce artigianali, raccolti in uno spazio domestico e addomesticato.

Reindustrializzare sotto il segno di una distintiva Partecipazione.

Nella comprensione olivettiana che "Il potere sarà ancorato alla cultura giuridicamente organizzata e, nel contempo, al lavoro sarà conferita una ben determinata potenza politica.”

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