Risorse umane & non umane

L’evento “Risorse umane & non umane” di Edizioni ESTE ha messo il dito nella piaga.

Si è parlato di IA, certo. L’entusiasmo è come sempre alto. Ma si è parlato anche di qualcosa di molto più urgente. Molto più scomodo. La necessità di creare pensiero critico prima che sia troppo tardi.

Tutti guardano l’IA. Nessuno guarda “cosa dice di noi”:

  • Perché siamo così attratti da qualcosa che promette di pensare al posto nostro

  • Perché rincorriamo strumenti che annullano il conflitto, la responsabilità, lo sforzo?

Il famoso “sistema 0”, su cui torneremo…

È un’accelerazione che strappa certezze. Ruoli. Funzioni. Come si comportano le nostre imprese? Alcune frenano. Altre si attaccano a strumenti come superstizioni moderne. Pochissime, le più rare, pensano oltre. Pensano prometeicamente.

Tutti i relatori che si sono susseguiti tra cui Elisa Chioda, Paola Palmesano, Carlo Vanin, Matteo Mattarozzi, Kostia Rossi, Valeria Zampieri, Simone Gallucci, hanno saputo mettere sul tavolo importanti riflessioni. Intelligenza collettiva da sviluppare, "fusion skill" da attivare, come raccogliere e leggere dati di qualità e come trasformare competenze (sempre più difficili da trovare) grazie all'IA per creare nuova competitività futura.

L’intelligenza oggi è un muscolo spesso atrofizzato. Addestriamo l’IA ma non addestriamo più le persone. Non quanto dovremmo. Il lavoro intelligente però non nasce da un algoritmo. Nasce dalla volontà di non restare nella zona di comfort cognitiva.

Come abbiamo potuto approfondire con Luisa Guerra, il vero nodo dell’evento dedicato alla più preziosa delle aree, le risorse umane, è stato questo:

  1. Smettere di trattare l’HR come tappabuchi o cerimoniale aziendale

  2. Smettere di parlare di trasformazione mentre si proteggono gerarchie inutili

  3. Smettere di “osservare il dito” e iniziare a guardare la luna e le stelle

Se l’HR non ha coraggio, nessuna tecnologia risolverà l’incompetenza.

Chi guida chi?

L’IA è solo uno specchio. Riflette la cultura aziendale che le diamo.

Il futuro non sarà digitale. Sarà brutale. Per chi si ostina a non capire che l’unica vera trasformazione è quella delle persone. E l’HR è una delle chiavi di volta.

Serve un’élite organizzativa che sappia stare oltre il tempo.

Che anticipi, che interpreti, che scelga il rischio della visione.

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People and data di Thomas Redman