Datacrazia di Daniele Gambetta
Sono passati ormai quasi 4 anni dalla pubblicazione scientifica di Datacrazia di Daniele Gambetta per la D Editore. Un'antologia che rappresenta a mio parere ancora e forse di più oggi un importantissimo tassello del puzzle della letteratura italiana ma aggiungo anche internazionale sul tema dei dati.
Il parallelismo con il magistrale Capitalismo della sorveglianza della Zuboff (pubblicato in Italia dalla LUISS) è d'obbligo. Ma con Datacrazia la comprensione dell'argomento diventa ancora migliore e trasversale.
Con la Zuboff si apriva l'inquietante scenario sull'estrazione grottesca dei dati, identificando addirittura il nuovo tipo di risorsa economica più preziosa del petrolio: "il surplus comportamentale", come elemento chiave ad uso e consumo degli avanzati e nuovi modelli di business delle grandi corporazioni.
Tornando a Datacrazia, la silloge è preziosissima in quanto lo spirito multidisciplinare e critico (anche se non profondo, non ideologico e comunque non metafisico) evidenzia nelle sue 380 pagine, come i dati comportamentali grazie alle capacità di calcolo hanno/stanno radicalmente trasformando il mondo in cui viviamo, sotto ogni aspetto fino al più concreto e pratico.
Una lettura agevole sulla realtà.
La sfida è epocale, perché chi ancora parla di privacy non ha la minima idea di cosa sia già accaduto e non è nemmeno a comprenderne la punta dell'iceberg. Il velo roseo costantemente mantenuto e forse oggi maggiormente curato non è una novità. Anzi, oggi la nuova gestione scientifica del taylorismo e del fordismo applicato al contesto tecnologico ha rapidamente cambiato le carte in tavola. Su Datacrazia, che resta una lettura agevole di prosa ridotta, spesso dritta al punto e accurata sulla realtà tecnica del dato, manca sicuramente un resoconto convincente o meglio una manca quell'insistenza esplicita ad un importante presa di posizione (necessaria, umana aggiungo), presente altrove (ma ancora troppo estremamente superficiale).
Non voglio assolutamente sembrare poco caritatevole durante questa descrizione ma la costernazione difronte alla realtà, così coerentemente descritta, può generare in molti quella paralisi tra teoria ed azione (come lo si nota facilmente in altri dibattiti in ambito climatico).
Forse vi ho riscontrato la stessa problematica notata nell'edizione della Zuboff: un libro non per tutti?
Un campanello d'allarme per un lettore aziendale o comunque educato in grado di riconoscere già qualche sottigliezza?
Sicuramente Datacrazia è la prova dei nodi che un lettore dovrebbe comunque provare a sciogliere per conto proprio. Un'edizione che resta estremamente rilevante per la profondità e gli spunti degli interventi e non posso che consigliarla tra le tante letture fondamentali a tutti quegli addetti ai lavori che vogliamo capire cosa significhi realmente digitale, digitalizzazione, datificazione... e datacrazia.
Il mio punteggio
★★★★★