Costruire un’impresa più intelligente
Finché non usciremo dalla scatola non ce ne renderemo conto. Stiamo vivendo economicamente uno dei periodi più articolati. La scelta storica di dipendenza da Washington si sta rivelando come sempre un disastro. L’Europa dei maggiordomi (e l’Italia in primis) senza alcun cambiamento di rotta continuerà a diventare sempre più irrilevante nell’economia globale.
Crisi economiche più o meno innescate
Globalizzazione seguita da delocalizzazione e processi reazionari di deglobalizzazione
Politiche di aggressione all’Europa
L’errore del sovranismo
La crisi climatica tra religione messianica e interessi miliardari
Ascesa delle nuove tecnologie, in particolar modo l’IA
La tesi promossa da Mark Leonard, per cui non è più l’entità statale la forma più poderosa del nostro sistema ma la rete stessa come insieme di soggetti collegati tra loro come nodi, può sembrare a tanti una semplice e banale assegnazione di cause.
Tutti sanno però che il potere (psico)politico avrebbe qualsiasi mezzo per invertire in qualunque momento la rotta. Nel bene e nel male.
Dal macro al micro: fare ciò che deve essere fatto
In Italia le PMI, tanto quanto le grandi imprese (pochissime rimaste), sono fondamentali per la crescita e lo sviluppo del nostro Paese. Le prime ne compongono l’ossatura ma sono anche le stesse sotto continua pressione e che ancora hanno difficoltà a concretizzare una trasformazione digitale.
I motivi di questi “rallentamenti” si riducono sic et simpliciter a:
❌ Nessuna, scarse e/o competenze incomplete
❌ Disponibilità economiche inadeguate
❌ Mancanza di progettualità
Riuscire a completare questo processo evolutivo su tutte le dimensioni sarebbe utopia realizzabile, ma serve prima di tutto che le organizzazioni abbiano le possibilità e la mentalità per mettere in atto la transizione.
I migliori modelli aziendali di governance sono quelli che sanno aprire e contaminare le nostre organizzazioni con nuovi paradigmi organizzativi e applicativi: viaggi ibridi fatti di esplorazione, adattabilità, scelte coraggiose, ricerca e innovazione.
Nell’economia della conoscenza, data la sua incredibile imprevedibilità, i vantaggi strategici delle imprese, dipenderanno sempre più dalla capacità condivisa di saper fare valutazioni e prendere decisioni migliori
In conclusione riprendendo Guglielmo I d'Orange: “Non occorre riuscire per perseverare, né sperare per intraprendere.”